Iniziativa popolare «Internamento a vita»

Berna, 18.11.2003 - Vale il testo parlato

Gentili Signore, egregi Signori,

nel corso degli ultimi dieci anni il terribile assassinio del Zollikerberg, l'agghiacciante caso Ferrari o il terrificante «sadique de Romont» hanno lasciato un segno nella nostra popolazione e caratterizzato la discussione riguardante il diritto penale nonché l'esecuzione delle pene. Soprattutto un quesito è emerso con insistenza: non c'era modo di impedire questi raccapriccianti reati? Quali misure dobbiamo prendere affinché questi criminali non possano più commettere nuovi reati?

Nel recente passato abbiamo assistito a reati che per la freddezza o la noncuranza con cui sono stati commessi ci lasciano sgomenti e sollevano il quesito su cosa sia possibile raggiungere mediante il diritto penale. Penso in particolare all'efferato assassinio di una persona per mano di un gruppo di giovani o ai due pirati della strada che pochi giorni fa hanno causato la morte di un conducente che viaggiava correttamente.

Quasi quotidianamente siamo confrontati a notizie provenienti dall'interno o dall'estero che ci rendono insicuri e ci inducono a chiedere misure più efficaci.
L'iniziativa popolare "Internamento a vita per criminali sessuomani o violenti estremamente pericolosi e refrattari alla terapia" è dunque senza alcun dubbio l'espressione della profonda e giustificata preoccupazione di molte persone.

Da parte mia sono rimasta particolarmente impressionata dal risultato raggiunto dei promotori dell'iniziativa. Non soltanto sono riusciti a raccogliere un impressionante numero di firme, ma con la loro iniziativa hanno soprattutto contribuito ad avviare un vasto dibattito pubblico sul tema dell'internamento di criminali pericolosi.
Quando sento i promotori dell'iniziativa narrare cosa hanno subito e quanta infinita sofferenza hanno sopportato, le nostre argomentazioni oggettive perdono qualcosa della loro forza di persuasione. In veste di legislatore tuttavia - poiché questo è il nostro mandato - dobbiamo avere i nervi saldi anche quando veniamo confrontati a indicibili sofferenze umane.

Il Consiglio federale condivide fondamentalmente le richieste dei promotori dell'iniziativa. E proprio perché perseguiamo lo stesso obiettivo, abbiamo elaborato all'attenzione del Parlamento soluzioni specifiche, chiare e complete per proteggere la collettività. Per questo motivo abbiamo proposto, nel quadro della revisione della Parte generale del Codice penale, numerose innovazioni, fra le quali anche una nuova forma di internamento a vita, al fine di proteggere la collettività dai criminali pericolosi. Proteggere la collettività dai criminali pericolosi è un obiettivo di assoluta priorità che viene preso molto sul serio dal Consiglio federale e dal Parlamento.

Come già detto: anche se non è facile respingere questa iniziativa che trova la sua ragione di essere nella natura efferata dei crimini da una parte e nell'inumana sofferenza dei superstiti dall'altra, lo facciamo comunque con convinzione.

Il Consiglio federale si è occupato in modo approfondito dell'iniziativa ed è giunto - come d'altronde anche la maggioranza del Parlamento - alla conclusione che l'iniziativa non centra il proprio obiettivo, ossia quello di proteggere la collettività dai criminali pericolosi.

L'iniziativa è incompleta: prevede ad esempio un internamento soltanto per criminali affetti da turbe psichiche, che non possono venir curati. Vi sono tuttavia altrettanti criminali pericolosi che non sono affetti da siffatte turbe. L'iniziativa non prevede il loro internamento.

L'iniziativa non è adeguata: ai sensi dell'iniziativa è possibile redigere nuove perizie per porre fine all'internamento soltanto qualora "nuove conoscenze scientifiche" permettano di dimostrare che il criminale può essere curato. Questo modo di procedere è rischioso, poiché generalmente i nuovi metodi terapeutici sono controversi e poco sperimentati nella pratica.

L'iniziativa non rispetta i valori fondamentali: vi è il rischio che la "politica del rischio zero", a cui mira, si riduca a una sorta di "politica delle opportunità zero".

Visto che l'iniziativa permette un esame periodico delle premesse per l'internamento soltanto rispettando condizioni estremamente restrittive, vi è il rischio che questi criminali vengano semplicemente "messi da parte" e dimenticati.

Una simile prassi tuttavia non deve venir accettata da uno Stato di diritto e da un'esecuzione delle pene che si fonda sui principi della dignità umana.
In uno Stato di diritto la dignità di ogni persona - anche del criminale più truce - deve rimanere inviolabile.

Dalla dignità umana risultano i diritti dell'uomo; costituiscono il fondamento di uno Stato liberale e democratico. Tale circostanza deve essere e restare il nostro metro di misura per tutte le leggi.

Sono cosciente che nei confronti delle persone che hanno calpestato e violato la vita altrui ciò possa costituire un pensiero quasi insopportabile.
Dobbiamo tuttavia attenerci a questo pensiero se vogliamo restare credibili.

Non per tutti i criminali, che hanno commesso un reato grave, vi è o rimane per sempre il rischio di recidiva. Quando è praticamente certo che il criminale non rappresenta più un pericolo per la collettività, uno Stato non può internarlo oltre la durata di una pena commisurata alla colpa.

Un altro argomento - forse il più rilevante - per respingere l'iniziativa è che il Parlamento, con la revisione della Parte generale del Codice penale, ha approvato un pacchetto completo di misure di sicurezza al fine di proteggere la collettività dai criminali pericolosi.

In particolare la nuova forma d'internamento prevista è molto più estesa di quella proposta dall'iniziativa.

  • Questo internamento non è previsto soltanto per gli autori di reati sessuali e violenti, bensì può venir anche ordinato per tutti gli autori di reati molto gravi e per i quali vi è il rischio di recidiva.
  • Dal momento che in base a nuove ricerche è dimostrato che i reati gravi vengono commessi con la medesima frequenza sia da persone affette da turbe psichiche sia da quelle non affette da queste turbe, il nuovo genere di internamento deve potersi applicare anche a criminali che non sono affetti da turbe psichiche come le intende la psichiatria, ma che sono parimente pericolosi.
  • Infine la nuova legge permette di sottoporre a misure terapeutiche un criminale anche quando la sua pericolosità sia riconosciuta soltanto durante l'esecuzione della pena e, se la terapia non dà l'esito sperato, la legge permette anche l'internamento a posteriori.

Il Consiglio federale è persuaso che con la nuova Parte generale del Codice penale disponiamo di una strategia globale migliore e più diversificata per proteggere la popolazione dai criminali pericolosi.

Immaginatevi che in caso di accettazione dell'iniziativa, il Codice penale riveduto non entri in vigore

  • sarebbe un enorme passo indietro rispetto alla situazione attuale
  • mettendo comunque in vigore il Codice penale riveduto - anche in caso di un'eventuale accettazione dell'iniziativa popolare -, sarà possibile evitare le lacune più importanti dell'iniziativa popolare, ma non tutte.

Signore e signori, come potete vedere il Consiglio federale non soltanto comprende pienamente le preoccupazioni dei promotori dell'iniziativa, ma anzi persegue i medesimi obiettivi.

Sono tuttavia convinta che con il Codice penale sottoposto a revisione si possa tenere meglio conto di queste preoccupazioni che con gli strumenti proposti dall'iniziativa. Dal momento che quest'ultimi sono in parte inadeguati o sproporzionati e, in ultima analisi, offrono soltanto una sicurezza apparente, il Consiglio federale respinge l'iniziativa.


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